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Nato senza vita

Inviato: martedì 19 novembre 2019, 6:15
da franco54
Buongiorno a tutti,
ho un antenato che dall'atto di nascita del 1887 risulta nato senza vita. Non trovo il certificato di morte, in questi casi non veniva registrato nei libri degli atti di morte? Nell'albero genealogico come va rappresentato? Grazie per l'aiuto che mi darete - Franco

Inviato: martedì 19 novembre 2019, 6:35
da ziadani
A parte che tecnicamente gli antenati non possono essere nati morti poiché gli antenati sono solo i genitori, i nonni, i bisnonni e via discorrendo, io indico la stessa data di nascita e quella di morte. Normalmente poi ai "nati morti" non veniva attribuito il nome, quindi li indico solo come "N. + cognome".
Per la mia esperienza posso dire di aver visto l'atto di morte solo per bambini sopravvissuti, anche poco, al parto e mai per i bimbi nati morti.

Inviato: martedì 19 novembre 2019, 10:19
da alegdansk
Sì, anche a me è capitato ed effettivamente l'atto di morte non esiste.
Cioè, non è che non esiste...diciamo che coincide con l'atto di nascita.
Nell'albero genealogico vedi tu se inserirlo od ometterlo.

Inviato: martedì 19 novembre 2019, 10:47
da gianantonio_pisati
Mi sembra strano che abbiano registrato un bambino nato morto. Troppo scrupolo burocratico? Se un bambino nasce già morto non ha mai vissuto, è un aborto sostanzialmente. Io non lo segnerei neanche. Nei casi di bambini nati vivi e scampati poche ore io metto N. M. e la data di nascita che coincide con quella di morte.

Inviato: martedì 19 novembre 2019, 13:52
da cannella55
Qualche registrazione, almeno dove ho cercato io, veniva fatta dei bimbi nati morti, che però non avevano alcun nome;alle volte erano scritti come "N.N", altre proprio come "bimbo senza nome".
Personalmente, non li metto, mentre quelli vissuti anche solo poche ore, sì.

Inviato: martedì 19 novembre 2019, 15:11
da franco54
Grazie a tutti per le risposte ricevute. Nel descrivere il caso non vi avevo informati che si tratta della nascita di due gemelli, Giacomo e Mariano, vi allego il link a family search https://www.familysearch.org/ark:/61903 ... cat=817432 dove potete vedere la modalità adottata nella registrazione. L'unico sopravvissuto è Giacomo. Dagli stessi genitori due anni dopo, nel 1889, sono nate altre due gemelle, vissute una un giorno e l'altra tre giorni.
Credo che inserirò comunque Mariano nell'albero facendo coincidere la data di nascita con quella di morte, soprattutto per evidenziare la nascita dei gemelli, un dato importante nella mia famiglia, infatti io stesso sono gemello.

Inviato: martedì 19 novembre 2019, 16:56
da mariocap
Io ne ho 2/3 che sono vissuti poche ore ma che sono stati battezzati in tempo infatti hanno un nome.
Ho un appunto di "un nato morto" con scritto sull'atto "Innominato". Non so se pero' in effetti ci fosse scritto "nato morto" o "nato e morto", non riesco a ritrovare l'atto.

PS: sull'indice dei decessi di Porto Azzurro, Antenati" risulta il decesso. Non ce l'ho pero' tra gli atti della parrocchia. L'anno, il 1811, non c'è su Antenati. Eppure il "nato morto" non l'ho sognato!

Inviato: mercoledì 20 novembre 2019, 9:14
da cannella55
Scusate la riflessione, ma quello, che più mi colpisce è che i genitori non sentissero il dovere di dare un nome anche al nato morto,come se per 9 mesi la madre avesse portato in grembo una "cosa", non un essere vivente.
Non posso credere, che non esistesse un legame con quella creatura defunta o forse i tempi e le situazioni erano diverse, profondamente, da oggi.
Le annotazioni dei vari parroci , in questi casi, sono "neutre", del tipo, "via uno sotto un altro..."
Le morti dei bimbi e delle madri erano usuali e così, l'abitudine, avrà reso meno pietose le registrazioni, almeno credo.
Resta il fatto che quando trovo scritte di questo genere, rivolgo sempre un pensiero al bimbo...

Inviato: mercoledì 20 novembre 2019, 10:09
da chiara63
Ho trovato spesso l'indicazione N.M., nato morto. In questo caso al bambino non veniva dato il nome. Se invece viveva anche poche ore (ho provato persino l'indicazione "un istante"), il nome lo aveva.
Nell'albero genealogico non registro i N.M., tutti gli altri sì.

Inviato: mercoledì 20 novembre 2019, 15:30
da dondi61
Io ho una zia che è nata morta a cui è stato dato il nome, era la prima figlia ed è morta in un modo non bello, l'ostetrica alla nascita diciamo che ha usato il forcipe con troppa energia, comunque oltre al nome ho trovato sia l'atto di nascita che di morte ma era il 1927 forse erano un po' cambiate le cose per fortuna, pero' non riesco ad avere dal comune l'allegato in cui ci sarebbe stato scritto la causa di morte. A mia mamma poi hanno dato lo stesso nome ma invertendolo lei era Maria Anna mia mamma Anna Maria.

Inviato: mercoledì 20 novembre 2019, 15:53
da chiara63
Ho appena trovato l'atto di morte di una bambina, in cui si dice nata morta, ma che ha comunque il nome: Gerolama (nel 1867).

Inviato: mercoledì 20 novembre 2019, 17:41
da mariocap
Se hanno un nome, cioè sono stati battezzati in tempo, li metto nella genealogia.

Inviato: mercoledì 20 novembre 2019, 22:02
da chiara63
cannella55 ha scritto:Scusate la riflessione, ma quello, che più mi colpisce è che i genitori non sentissero il dovere di dare un nome anche al nato morto,come se per 9 mesi la madre avesse portato in grembo una "cosa", non un essere vivente.
Non posso credere, che non esistesse un legame con quella creatura defunta o forse i tempi e le situazioni erano diverse, profondamente, da oggi.
Le annotazioni dei vari parroci , in questi casi, sono "neutre", del tipo, "via uno sotto un altro..."
Le morti dei bimbi e delle madri erano usuali e così, l'abitudine, avrà reso meno pietose le registrazioni, almeno credo.
Resta il fatto che quando trovo scritte di questo genere, rivolgo sempre un pensiero al bimbo...
In riferimento alla tua riflessione, credo che la percezione della nascita e soprattutto della morte, soltanto un secolo fa, fosse molto diversa dalla attuale. In particolare, i bambini solo in epoca molto recente iniziano ad essere considerati esseri umani a tutti gli effetti e, anzi, particolarmente bisognosi di attenzioni e cura in quanto non autosufficienti. Nel passato non era così. Ci sono studi e testi di storia molto interessanti, che analizzano per esempio il modo in cui era concepita l'infanzia in età moderna e medievale.
Senza andare troppo lontano nel tempo, c'è il bellissimo libro di Nuto Revelli, "Il mondo dei vinti"(studio effettuato nel mondo contadino di alcune valli piemontesi tra fine 800 e primi 900), da cui emerge che ancora ai primi del 900, la morte di bambini piccoli era vissuta come un qualcosa di ineluttabile, di naturale. Le donne partorivano e il giorno dopo il parto andavano a lavorare nei campi, portandosi il neonato dietro, e in queste condizioni le morti erano esperienza quotidiana. Figuriamoci quella di un neonato morto appena nato.
(Scusate la lunga digressione, ma la riflessione di cannella mi sembrava interessante).

Inviato: giovedì 21 novembre 2019, 10:04
da maxlaura
Posso citare il caso di una mia bis-bis nonna morì nel 1833 a causa di un aborto, presumo quindi che il bimbo sia nato senza vita e prematuro il nome gli venne comunque dato (Uguale a quello del padre) e compare nel registro dei morti insieme a sua mamma.

https://postimg.cc/JHGxsmcT

https://postimg.cc/pmNCLw9Z

Inviato: giovedì 21 novembre 2019, 10:08
da cannella55
La ricerca, come ho già detto mille volte, rappresenta anche un modo per conoscere la vita di periodi molto lontani da noi, con tutte le implicazioni connesse.
Non credo sia una riflessione fuori luogo perchè , venendo a contatto con i dati, ci trasformiamo automaticamente in storici e molto altro.
Grazie Chiara per aver aggiunto il tuo parere.Mi procurerò il libro di Revelli.