Cognome Raciti
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I tre matrimoni piu' antichi dei Raciti in mio possesso, intorno all'anno 1578 recano la scritta Rachiti o Rachijti, solo dopo si inizia a scrivere Raxiti, chiaramente derivato dal greco Raxiti che veniva pero' pronunciato "sc" come in Sciacca. Piu' tardi si trovano varianti come Rasciti o Ragiti e poi Raciti.
Per questo motivo posso fare una congettura ovvero che Rachiti derivi dal greco Raxitis, cosa che sarebbe piu' difficile da dimostrare se nel sesto secolo si fosse usato Raciti o magari Ragiti.
Tutti i Raciti dei comuni limitrofi ad Acireale si possono ricondurre ad una ventina di capostipiti di Aci Platani. Tuttavia da qui ad arrivare a S. Marco d'Alunzio ce ne vuole. Ci saranno dalle 9 alle 12 generazioni.
Ritengo pero' abbastanza plausibile che Guglielmo possa essere capostipite considerando la peculiarita' e poca diffusione di questo cognome. Avrei avuto molta meno sicurezza se si fosse trattato di un cognome molto piu' comune come Grasso o Longo.
Pero' la mia non e' certezza visto che la genealogia e' una scienza e le varie connessioni vanno dimostrate con atti e documenti.
Per questo motivo posso fare una congettura ovvero che Rachiti derivi dal greco Raxitis, cosa che sarebbe piu' difficile da dimostrare se nel sesto secolo si fosse usato Raciti o magari Ragiti.
Tutti i Raciti dei comuni limitrofi ad Acireale si possono ricondurre ad una ventina di capostipiti di Aci Platani. Tuttavia da qui ad arrivare a S. Marco d'Alunzio ce ne vuole. Ci saranno dalle 9 alle 12 generazioni.
Ritengo pero' abbastanza plausibile che Guglielmo possa essere capostipite considerando la peculiarita' e poca diffusione di questo cognome. Avrei avuto molta meno sicurezza se si fosse trattato di un cognome molto piu' comune come Grasso o Longo.
Pero' la mia non e' certezza visto che la genealogia e' una scienza e le varie connessioni vanno dimostrate con atti e documenti.
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Ecco la scansione di alcune parti (quelle contenenti il nome della persona in questione) delle trascrizioni a cura di Salvatore Cusa dei due diplomi tratti dal convento di S. Filippo di Fragala' rispettivamente del 1217 e 1245. Non ho postato i diplomi in modo integrale perche' sono molto grandi.
Esiste anche una copia redatta in latino del primo diploma (a quanto pare sconosciuta al Cusa all'epoca), di cui postero' uno scan appena riusciro' a ottenere copia. In essa il cognome di Guglielmo viene trascritto come "Rachiti" e non Rachites.

Da notare l'uso dell'espressione: " τών λόγγων " nelle firme di vari testimoni, a conferma del fatto che "dei Longhi" non e' un cognome, ma probabilmente la localita' da cui provenivano, per l'appunto Longi in provincia di Messina.
Nel secondo diploma leggo (corregetemi se sbaglio) "Spitaler" e "Flatzanou", che dovrebbero pure corrispondere a particolari comuni o contrade della zona. Probabilmente "Flatzanou" si riferisce a Frazzano', sempre in comune di Messina, non molto distante da Longi.
Esiste anche una copia redatta in latino del primo diploma (a quanto pare sconosciuta al Cusa all'epoca), di cui postero' uno scan appena riusciro' a ottenere copia. In essa il cognome di Guglielmo viene trascritto come "Rachiti" e non Rachites.

Da notare l'uso dell'espressione: " τών λόγγων " nelle firme di vari testimoni, a conferma del fatto che "dei Longhi" non e' un cognome, ma probabilmente la localita' da cui provenivano, per l'appunto Longi in provincia di Messina.
Nel secondo diploma leggo (corregetemi se sbaglio) "Spitaler" e "Flatzanou", che dovrebbero pure corrispondere a particolari comuni o contrade della zona. Probabilmente "Flatzanou" si riferisce a Frazzano', sempre in comune di Messina, non molto distante da Longi.
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Ecco la copia in latino del diploma greco del 1217 tratto dal Tabulario di S. Filippo di Fragala' a cura di Silvestri Giuseppe. In essa Guglielmo chieve chiamato "Rachiti" e non "Rachites" che dovrebbe essere la traslitterazione corretta dal greco.
In sostanza pare che nei luoghi in cui si parlasse volgare (e siciliano dunque) il cognome assumesse questa forma. Da qui ad arrivare al piu' antico capostipite in mio possesso Alfio Rachiti, nato intorno al 1526 e morto nel 1606 (e mio capostipite diretto) non ci vuole molto considerando il processo di cognomizzazione, anche se naturalmente ci saranno dalle nove alle undici generazioni che non posso per ora dimostrare e non so nemmeno se riusciro' vista la scarsita' degli atti di quel periodo.

Considerando l'ipotesi di Guglielmo capostipite il processo di cognomizzazione assumerebbe piu' o meno questa forma:
ραχίτης -> (Rachites) -> Rachiti -> Raxiti -> Rasciti -> Raciti
|
->Raiti?
"ραχίτης" e' la forma antica che assume la forma di "Rachiti" piu' o meno nello stesso periodo con alcune piccole variazioni riscontrate qua e la' come "Rachijti". Questo modo di scrivere "Rachiti" scompare all'inizio del 1600 per assumere la forma "Raxiti" che si imporra' fino alla meta' del 1700 nella maggor parte dei comuni. Verso la fine del 1600 compare anche la forma "Rasciti", comune sopratutto in Acireale che continua ad essere usata fino all'inizio del 1800.
Si trovano anche le forme "Ragiti" e "Raggiti" sopratutto ad Acicatena verso l'inizio del 1700 che pero' scompaiono verso la fine del 1700.
La forma "Raciti" compare solo verso la fine del 1700 e comunque si impone in modo assoluto con l'inizio dello stato civile nel 1820 in poi anche se in Acireale si continuera' ancora per un certo periodo ad usare la forma "Rasciti" per scomparire con il Risorgimento.
La variante "Racito" invece e' comune sopratutto a Randazzo e credo ancora esista anche se piu' raro.
Non sono ancora sicuro dell'origine del cognome Raiti, anche se presumo si sia originato dal Rachiti o Raxiti per perdita del "ch". Questo cognome compare pero' molto prima dell'inizio del 1500. E' diffuso sopratutto intorno a Linguaglossa e Randazzo ed esiste ancora.
Questo confermerebbe indirettamente l'ipotesi che i successori di Guglielmo si siano spostati verso l'area di Randazzo in cui si ha la divisione in Raiti e Rachiti. Il Raiti rimase in quell'area, mentre Rachiti ando' ad Aciplatani, ma chi furono questi capostipiti e quando ancora non posso dirlo.
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In sostanza pare che nei luoghi in cui si parlasse volgare (e siciliano dunque) il cognome assumesse questa forma. Da qui ad arrivare al piu' antico capostipite in mio possesso Alfio Rachiti, nato intorno al 1526 e morto nel 1606 (e mio capostipite diretto) non ci vuole molto considerando il processo di cognomizzazione, anche se naturalmente ci saranno dalle nove alle undici generazioni che non posso per ora dimostrare e non so nemmeno se riusciro' vista la scarsita' degli atti di quel periodo.

Considerando l'ipotesi di Guglielmo capostipite il processo di cognomizzazione assumerebbe piu' o meno questa forma:
ραχίτης -> (Rachites) -> Rachiti -> Raxiti -> Rasciti -> Raciti
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"ραχίτης" e' la forma antica che assume la forma di "Rachiti" piu' o meno nello stesso periodo con alcune piccole variazioni riscontrate qua e la' come "Rachijti". Questo modo di scrivere "Rachiti" scompare all'inizio del 1600 per assumere la forma "Raxiti" che si imporra' fino alla meta' del 1700 nella maggor parte dei comuni. Verso la fine del 1600 compare anche la forma "Rasciti", comune sopratutto in Acireale che continua ad essere usata fino all'inizio del 1800.
Si trovano anche le forme "Ragiti" e "Raggiti" sopratutto ad Acicatena verso l'inizio del 1700 che pero' scompaiono verso la fine del 1700.
La forma "Raciti" compare solo verso la fine del 1700 e comunque si impone in modo assoluto con l'inizio dello stato civile nel 1820 in poi anche se in Acireale si continuera' ancora per un certo periodo ad usare la forma "Rasciti" per scomparire con il Risorgimento.
La variante "Racito" invece e' comune sopratutto a Randazzo e credo ancora esista anche se piu' raro.
Non sono ancora sicuro dell'origine del cognome Raiti, anche se presumo si sia originato dal Rachiti o Raxiti per perdita del "ch". Questo cognome compare pero' molto prima dell'inizio del 1500. E' diffuso sopratutto intorno a Linguaglossa e Randazzo ed esiste ancora.
Questo confermerebbe indirettamente l'ipotesi che i successori di Guglielmo si siano spostati verso l'area di Randazzo in cui si ha la divisione in Raiti e Rachiti. Il Raiti rimase in quell'area, mentre Rachiti ando' ad Aciplatani, ma chi furono questi capostipiti e quando ancora non posso dirlo.
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Sicuramente ci sono piu' Raciti a Catania che Acireale, considerando che la prima e' una citta' molto grande; si da' il caso che pure io sia di Catania. Tuttavia originariamente i Raciti provenivano da Aci Platani ed Aci Catena, come si puo' leggere in vari atti parrochiali della fine del 1500 ed inizi del 1600. Basti pensare che proprio ieri ho trovato uno dei piu' antichi ( e forse il piu' antico atto notarile) che menziona un Raciti del 1540 in cui viene menzionato un "Salvatore de Rachiti qnd Julianis de S. Phi. de Carchina" (l'antico nome di Aci Aci S. Filippo).
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Benissimo, dopo mesi di ricerca ho ricostruito l'albero dei Raciti delle prime 4 generazioni in modo esaustivo. Ho identificato tre capostipiti da cui discendono tutti i Raciti, essi sono: Giovanni, Vincenzo ed Antonino, nati all'inizio del 1500 ed imparentati tra loro. Purtroppo non ho ancora trovato il capostipite (impresa ardua) visto che andando a ritroso le fonti scarseggiano.
Inoltre ho una enorme quantita' di rami dei discendenti ottenuto grazie alla trascrizione della maggior parte dei matrimoni della provincia di Catania dal piu' antico 1579 ai piu' recenti accessibili, circa 1920.
Peccato solo non aver trovato uno stemma, pero' ho identificato il luogo d'origine di questa famiglia con successo, visto che il quartiere dove vivevano prendeva il loro nome ed e' anche menzionato dal Fazzello, intorno al 1550 come "Terracitis", ovvero la "terra dei Raciti", insieme ad altri comuni limitrofi tuttora esistenti.
Questo luogo sorgeva nel moderno quartiere di S. Giacomo di Acicatena, non lontano dalla chiesa di S. Lucia.
Inoltre ho una enorme quantita' di rami dei discendenti ottenuto grazie alla trascrizione della maggior parte dei matrimoni della provincia di Catania dal piu' antico 1579 ai piu' recenti accessibili, circa 1920.
Peccato solo non aver trovato uno stemma, pero' ho identificato il luogo d'origine di questa famiglia con successo, visto che il quartiere dove vivevano prendeva il loro nome ed e' anche menzionato dal Fazzello, intorno al 1550 come "Terracitis", ovvero la "terra dei Raciti", insieme ad altri comuni limitrofi tuttora esistenti.
Questo luogo sorgeva nel moderno quartiere di S. Giacomo di Acicatena, non lontano dalla chiesa di S. Lucia.
- Marcello_DAleo
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Complimenti! :aplauso: Hai mai pensato di fare una pubblicazione?
Marcello D'Aleo
http://www.ricercagenealogica.it/
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"Non a caso, quelli di S. Elia erano « genitori illustri e pii, discendenti da nobile famiglia, i Rachiti »
Vita di S. Elia il Giovane - Rossi Taibbi 1962
S. Elia il Giovane, alias Giovanni Rachiti- Enna 829 - Tessalonica 17-Ago-904
"La sua ‘Vita’ fu scritta subito dopo la sua morte, da un anonimo monaco greco e quindi sufficientemente attendibile. Elia nacque ad Enna verso l’829 con il nome di Giovanni, che cambiò quando divenne monaco; fu un asceta siculo-greco dalla vita avventurosa, improntata dalle rigidità proprie del monachesimo italo-greco del Medioevo bizantino.
La sua fu una vita itinerante, intessuta di avventure, viaggi a piedi, fondazioni di monasteri, miracoli operati; fu costretto ad abbandonare la sua città Enna (l’antica Henna), assediata dai Saraceni e da loro conquistata nell’859; cadde comunque nelle loro mani e fu venduto schiavo in Africa.
Liberato in seguito, si mise a predicare il Vangelo a rischio della propria vita; costretto a fuggire, si rifugiò in Palestina, dove ricevette l’abito monastico dal patriarca di Gerusalemme.
Trascorse tre anni in un monastero del Sinai da dove passò ad Alessandria, poi in Persia, ad Antiochia ed infine in Africa. Dopo la caduta in mano degli arabi di Siracusa (878), Elia che era ritornato in Sicilia, si recò a Palermo per rivedere la vecchia madre; da lì passò a Taormina dove si associò il monaco Daniele, il quale diventò compagno delle sue peregrinazioni, emulandolo nelle sue virtù.
Attraversato lo Stretto si recò in Calabria dove verso l’880 fondò il monastero di Saline vicino Reggio Calabria, che poi prese il suo nome. Minacciato dalle incursioni saracene fu costretto ad allontanarsene prima a Patrasso in Grecia e poi a S. Cristina nell’Aspromonte.
L’infaticabile monaco andò anche pellegrino a Roma e al suo ritorno, fondò il monastero di Aulinas (900-901) sul monte che prese il suo nome presso Palmi; la fama della sua meravigliosa attività, predicazione e dei numerosi miracoli, giunse anche in Oriente, per cui l’imperatore Leone VI il Filosofo (866-911) lo invitò a Costantinopoli.
Ancora una volta, l’ormai anziano Elia si mise in viaggio, ma non riuscì a giungere a destinazione; arrivato a Tessalonica, l’antica Salonicco, nella Macedonia, si ammalò e qui morì il 17 agosto del 904.
Il suo corpo fu trasportato dal fedele monaco Daniele ad Aulinas presso Palmi e secondo il suo desiderio, tumulato nella chiesa del monastero, che come già detto prese il suo nome, al quale due secoli dopo si aggiunse quello di s. Filerete, altro monaco siculo-greco.
Ebbe culto pubblico, fino alla fine del secolo XVIII, cioè finché restò l’edificio del monastero, poi abbattuto; una sua reliquia si venera a Galatro (Reggio Calabria) dove pure esisteva un monastero greco a lui intitolato.
Il suo nome resta legato al Monte S. Elia, oggi meta turistica molto frequentata e sul quale sorge un oratorio in suo onore."
tratto da: http://www.santiebeati.it/dettaglio/46850
A questo punto credo di esser arrivato al "non plus ultra" della genealogia per cosi dire.
Chiaramente l'origine del nostro cognome e famiglia non e' normanna come pensavo inizialmente ma greca, del resto il cognome stesso e' etimologicamente greco.
Forse non siamo stati nobili, ma aver avuto un santo tra i personaggi della famiglia non e' cosa di tutti i giorni. Che ne dite?
Vita di S. Elia il Giovane - Rossi Taibbi 1962
S. Elia il Giovane, alias Giovanni Rachiti- Enna 829 - Tessalonica 17-Ago-904
"La sua ‘Vita’ fu scritta subito dopo la sua morte, da un anonimo monaco greco e quindi sufficientemente attendibile. Elia nacque ad Enna verso l’829 con il nome di Giovanni, che cambiò quando divenne monaco; fu un asceta siculo-greco dalla vita avventurosa, improntata dalle rigidità proprie del monachesimo italo-greco del Medioevo bizantino.
La sua fu una vita itinerante, intessuta di avventure, viaggi a piedi, fondazioni di monasteri, miracoli operati; fu costretto ad abbandonare la sua città Enna (l’antica Henna), assediata dai Saraceni e da loro conquistata nell’859; cadde comunque nelle loro mani e fu venduto schiavo in Africa.
Liberato in seguito, si mise a predicare il Vangelo a rischio della propria vita; costretto a fuggire, si rifugiò in Palestina, dove ricevette l’abito monastico dal patriarca di Gerusalemme.
Trascorse tre anni in un monastero del Sinai da dove passò ad Alessandria, poi in Persia, ad Antiochia ed infine in Africa. Dopo la caduta in mano degli arabi di Siracusa (878), Elia che era ritornato in Sicilia, si recò a Palermo per rivedere la vecchia madre; da lì passò a Taormina dove si associò il monaco Daniele, il quale diventò compagno delle sue peregrinazioni, emulandolo nelle sue virtù.
Attraversato lo Stretto si recò in Calabria dove verso l’880 fondò il monastero di Saline vicino Reggio Calabria, che poi prese il suo nome. Minacciato dalle incursioni saracene fu costretto ad allontanarsene prima a Patrasso in Grecia e poi a S. Cristina nell’Aspromonte.
L’infaticabile monaco andò anche pellegrino a Roma e al suo ritorno, fondò il monastero di Aulinas (900-901) sul monte che prese il suo nome presso Palmi; la fama della sua meravigliosa attività, predicazione e dei numerosi miracoli, giunse anche in Oriente, per cui l’imperatore Leone VI il Filosofo (866-911) lo invitò a Costantinopoli.
Ancora una volta, l’ormai anziano Elia si mise in viaggio, ma non riuscì a giungere a destinazione; arrivato a Tessalonica, l’antica Salonicco, nella Macedonia, si ammalò e qui morì il 17 agosto del 904.
Il suo corpo fu trasportato dal fedele monaco Daniele ad Aulinas presso Palmi e secondo il suo desiderio, tumulato nella chiesa del monastero, che come già detto prese il suo nome, al quale due secoli dopo si aggiunse quello di s. Filerete, altro monaco siculo-greco.
Ebbe culto pubblico, fino alla fine del secolo XVIII, cioè finché restò l’edificio del monastero, poi abbattuto; una sua reliquia si venera a Galatro (Reggio Calabria) dove pure esisteva un monastero greco a lui intitolato.
Il suo nome resta legato al Monte S. Elia, oggi meta turistica molto frequentata e sul quale sorge un oratorio in suo onore."
tratto da: http://www.santiebeati.it/dettaglio/46850
A questo punto credo di esser arrivato al "non plus ultra" della genealogia per cosi dire.
Chiaramente l'origine del nostro cognome e famiglia non e' normanna come pensavo inizialmente ma greca, del resto il cognome stesso e' etimologicamente greco.
Forse non siamo stati nobili, ma aver avuto un santo tra i personaggi della famiglia non e' cosa di tutti i giorni. Che ne dite?