Salve a tutti.
Ho un problema a capire qualche parola di questo atto di morte di un mio avo, che mi ha sempre incuriosito perché molto più lungo e dettagliato degli altri del registro. Purtroppo le immagini non sono eccelse, in quanto scansioni di una fotocopia (a quei tempi non avevo la macchina fotografica digitale).
Il documento è nell'archivio parrocchiale di S. Zeno di Montagnana (PD). Questa è la mia interpretazione, con relative lacune:
Adì 9 Genar 1666
Nicolò Borghesan habita alla Ca’ Bianca sotto la mia cura di borgo di S. Zeno di Montagnana. Morì in età di anni 30 circa havendo ricevuto li S[antissim]i S[acramen]ti della Conf[essio]ne et Com[unio]ne dal [parola cancellata] Capp[ellan]o di S. F[id]enzio senza mio ord[in]e ma di propria authorità […] benchè da me prohibito di mia mano in mentem alienam è stato nondimeno da me D[on] Fran[cesc]o Zaninello R[etto]re di d[etto] Borgo chiesto solamente altri […] et poi con[dotto?] alla mia Chiesa è stato sepolto in q[ues]to mio cem[ete]ro et […] alla presenza di sig. Lorenzo Zattini, e Gianel Bartolo Guarise, Zuanne Gianelli, Steffano Guarise campanario. Fidenzio(?) Foleo portò il penello (?) et Lorenzo Martinelli portò il secchiello. Hora sarà […] di S. Fidenzio. Messa da publicar […]
Adì 9 Genar 1666
Nicolò Borghesan habita alla Ca’ Bianca sotto la mia cura di borgo di S. Zeno di Montagnana. Morì in età di anni 30 circa havendo ricevuto li S[antissim]i S[acramen]ti della Conf[essio]ne et Com[unio]ne dal [parola cancellata] Capp[ellan]o di S. Fenzo senza mio ord[in]e ma di propria authorità pretendendo benchè da me prohibito di meter mano in mentem alienam è stato nondimeno da me D[on] Fran[cesc]o Zaninello R[etto]re di d[etto] Borgo lasiatto solamente senz’altri dispenzo et poi con[dotto] alla mia Chiesa è stato sepolto in q[ues]to mio cem[ete]ro et ciò alla presenza di messer Lorenzo Zattini, e Gianel Bartolo Guarise, Zuanne Gianelli, Steffano Guarise campario. FenzoFoleo portò il penello (per l’aspersione) et Lorenzo Martinelli portò il secchiello. Hora sarà la […] di più pretendo dalli sacerdoti di S. Fenzo ma resta da publicar la sen[ten]za per la lite fatta
L'atto in sè è molto interessante.
E si presta a diversi spunti:
- il cappellano aveva qualche problema mentale?
- il defunto li aveva? (potrebbe esser morto suicida)
- il cappellano ha "usurpato" la cura del titolare?
- il defunto è morto dopo una rissa? (vedi ultima frase)
domande che forse non troveranno risposta ma che suscitano sempre curiosità.
Luca (1987)< Mauro (1955)< Mario (1928)< Giuseppe (1893)< Antonio (1858)< Pietro (1820)< Antonio (1774)< Francesco (1744)< Antonio (1707)< Giovanni Battista (1680)< Francesco (1645 c.)< Antonio (1602 c.)< Giovanni (ante 1563) < Giacomo (ante 1529)
Strategico, lavori troppo di fantasia.
Semplicemente l'altro prete si intromette, non autorizzato, in un funerale non di sua competenza ; il curato la prende male e muove lite al prete intruso.
L'ultima frase è relativa alla lite tra i preti e sentenza ancora da emanare da parte della curia.
quindi "in mentem alienam" come lo traduci e contestualizzi?
Luca (1987)< Mauro (1955)< Mario (1928)< Giuseppe (1893)< Antonio (1858)< Pietro (1820)< Antonio (1774)< Francesco (1744)< Antonio (1707)< Giovanni Battista (1680)< Francesco (1645 c.)< Antonio (1602 c.)< Giovanni (ante 1563) < Giacomo (ante 1529)
Strategico8 ha scritto:quindi "in mentem alienam" come lo traduci e contestualizzi?
Si potrebbe tradurre e contestualizzare così: pretendendo di mettere mano nella mente di un altro, cioè pretendendo di sapere le vere disposizioni d'animo del soggetto in questione. Probabilmente il parroco sapeva cose che l'altro prete non sapeva e che Nicolò non voleva correggere: altrimenti perché opporsi ai Sacramenti? Siccome lui non voleva assolvere peccati senza pentimento, lui si è rivolto ad un altro.
Questa è un'ipotesi.
Altra ipotesi di questa "mentem alienam" è, come dici tu, che fosse un malato di mente e che quindi non capisse il valore dei Sacramenti, ma non credo sia così essendo comunque sposato in chiesa e avendo famiglia con figli (da lui discendo pure io, tra l'altro).
Verissimo Tegani.
però, come ben sai, purtroppo certe malattie mentali subentrano all'improvviso (che poi magari malattie non sono eh).
Comunque hai ragione, è una registrazione curiosa che mi ha colpito.
Decisamente più probabile la tua prima ipotesi ma anche la seconda ha una sua ragion d'essere.
Luca (1987)< Mauro (1955)< Mario (1928)< Giuseppe (1893)< Antonio (1858)< Pietro (1820)< Antonio (1774)< Francesco (1744)< Antonio (1707)< Giovanni Battista (1680)< Francesco (1645 c.)< Antonio (1602 c.)< Giovanni (ante 1563) < Giacomo (ante 1529)
Al di là del problema "di giurisdizione" (era della mia parrocchia, non della tua, spettava a me, ecc.) le cose interessanti sono due:
1. Non sembra esserci stato un funerale: uno gli ha dato i Sacramenti prima della morte, l'altro l'ha sepolto.
2. Non ho mai visto in un atto di morte tutta questa precisione nel citare i testimoni della sepoltura (addirittura chi tiene il secchiello...).
Mi chiedo pertanto che altri documenti dovrei consultare per saperne di più. Pensavo di dare comunque un'occhiata al registro dei morti di S. Fidenzio, e poi? Atti notarili? Documenti di Curia? Di che natura?
Il fatto va contestualizzato nell'epoca in cui è successo. Allora non esisteva il sistema dell'8x1000, e la sopravvivenza dei sacerdoti era legata alle offerte che ricevevano dai fedeli, per cui "perdere" un defunto significava anche perdere quell'offerta, per quanto minima, che la famiglia avrebbe dato. Quando moriva un parroco si indiceva un vero e proprio concorso a punti per nominarne il successore e se si trattava di una parrocchia ricca e grande si facevano carte false pur di aggiucarsela.
Sembrano cose assurde ma bisogna anche capire che in qualche modo si doveva sopravvivere. Una morte era un'ottima occasione (come lo è ancora oggi per le onoranze funebri) perché il sacerdote riceveva già un'offerta quando amministrava i sacramenti, un'altra per celebrare il funerale, poi per altri eventuali accessori superflui (candele, campane, servizio, accompagnamento da sacerdoti o confraternite etc...), e infine per la sepoltura.
In questo caso, tuttavia, non credo che sia il fatto specifico a destare l'ira del parroco, quanto storie trascorse per i motivi suddetti. Da quel che si legge S. Fenzo era alle dipendenze del Parroco che scrive e il cappellano era un po' autarchico, per cui il Parroco coglie l'occasione di questa morte per denunciarlo al vescovo, questo è il motivo per cui sono citati tutti quei testimoni.
Anche se trovassi la denuncia sporta presso la Curia non troveresti altro circa la morte del tuo parente, perché la causa non riguarda la morte del povero trentenne ma i due sacerdoti.
La memoria è la porta indispensabile per entrare nel futuro!
K.