Traduzione di un atto in latino
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Traduzione di un atto in latino
Salve a tutti, avrei bisogno di una consulenza dagli esperti latinisti del forum. Sul retro del certificato di matrimonio di un mio antenato, ho trovato un decreto in latino relativo (penso) ad un errata trascrizione del cognome.
Visto che non ho avuto l'atto originale ma solo una trascrizione, potrebbero esserci errori (sono quasi certo che ci siano)
Ecco l'atto completo (incluso il certificato in italiano):
A undeci Gennaio millesettecentotrentanove
Precdere le cose necessarie, servato il rito del S. C. T. e decreto Arcivle, il Rev.do Sig. D. Ncola Silvestri Sagrestano de' SS. Cosmo e Damiano, con licenza di me D. Carlo Ciera, Paroco di S. Giuseppe Mag. di Napoli ha interrogato Baldassare Domenico de Selijs figlio del g. m. Carlo de Selijs, e della g. Caterina Basile; e Teresa Maria di Luca figlia di Matteo di Luca e di Anna di Francesco di mia Parrocchia, ambi Napolitani non più casai, ed avuto d'ambidue il mutuo consenso per verba de pnti Vis et Volo, l'ho congiunto in Matrimonio nella suddetta Chiesa dei SS. Cosmo e Damiano, pnti li testimoni Sig. Filippo di Francesco, Giuseppe di Luca ed Antonio de Esilijs
A tergo dell'atto vi è il seguente decreto:
Vincentius Ch.a Torrusio Dei et Apostolicae Sedis Gratia Epus Caputaquen, ac Emi, et Dni Cardinalis Capoyciti Zurlo Archiepi Neapni cum omnimoda facultare Vic.r Gnlis
Cun tie, ad quos attinet, hasce Nras Lras inspecturis, Lecturis notum facimus, atque testamur, D. Balthaxarem semper cognominatum esse cum vero suo cognomine d'Esilo. Volumus propterea, atque mandamus, et tam de voto Dni Fisci huius Curia, pns Testle asservari, ed adnecti p. modernu R. Parochum SS. Josephi , et Cristophori huius Civ.tis Neap. intus IX Librus matrimonioru f. 114, in quo reperitur exarata particula matrimonii; posiusmet D. Balthaxaris cum D. Teresia de Luca, opponoque in loco eiusdem Libri fieri notamentum, ut fides pebi matrimonii in posterum oradi possint eum vero cognonvine , quo semper cognominatus affatus D. Balthaxar d'Esilio, et cum expressa huiusce Testis mentione, citra tamen allud giudicium forsan intenesse habentiu. In quorur. Datum Neapoli ex Curia Arli hac die 21 Iulii 1801
V. Torrusio
Christus de Acampora p. Act. mag.
Vaccari Not. ;
Grazie mille...
Visto che non ho avuto l'atto originale ma solo una trascrizione, potrebbero esserci errori (sono quasi certo che ci siano)
Ecco l'atto completo (incluso il certificato in italiano):
A undeci Gennaio millesettecentotrentanove
Precdere le cose necessarie, servato il rito del S. C. T. e decreto Arcivle, il Rev.do Sig. D. Ncola Silvestri Sagrestano de' SS. Cosmo e Damiano, con licenza di me D. Carlo Ciera, Paroco di S. Giuseppe Mag. di Napoli ha interrogato Baldassare Domenico de Selijs figlio del g. m. Carlo de Selijs, e della g. Caterina Basile; e Teresa Maria di Luca figlia di Matteo di Luca e di Anna di Francesco di mia Parrocchia, ambi Napolitani non più casai, ed avuto d'ambidue il mutuo consenso per verba de pnti Vis et Volo, l'ho congiunto in Matrimonio nella suddetta Chiesa dei SS. Cosmo e Damiano, pnti li testimoni Sig. Filippo di Francesco, Giuseppe di Luca ed Antonio de Esilijs
A tergo dell'atto vi è il seguente decreto:
Vincentius Ch.a Torrusio Dei et Apostolicae Sedis Gratia Epus Caputaquen, ac Emi, et Dni Cardinalis Capoyciti Zurlo Archiepi Neapni cum omnimoda facultare Vic.r Gnlis
Cun tie, ad quos attinet, hasce Nras Lras inspecturis, Lecturis notum facimus, atque testamur, D. Balthaxarem semper cognominatum esse cum vero suo cognomine d'Esilo. Volumus propterea, atque mandamus, et tam de voto Dni Fisci huius Curia, pns Testle asservari, ed adnecti p. modernu R. Parochum SS. Josephi , et Cristophori huius Civ.tis Neap. intus IX Librus matrimonioru f. 114, in quo reperitur exarata particula matrimonii; posiusmet D. Balthaxaris cum D. Teresia de Luca, opponoque in loco eiusdem Libri fieri notamentum, ut fides pebi matrimonii in posterum oradi possint eum vero cognonvine , quo semper cognominatus affatus D. Balthaxar d'Esilio, et cum expressa huiusce Testis mentione, citra tamen allud giudicium forsan intenesse habentiu. In quorur. Datum Neapoli ex Curia Arli hac die 21 Iulii 1801
V. Torrusio
Christus de Acampora p. Act. mag.
Vaccari Not. ;
Grazie mille...
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A undeci Gennaio millesettecentotrentanove
Predette le cose necessarie, servato il rito del Sacro Concilio Tridentino e decreto Arcivescovile, il reverendo Sig. Don Nicola Silvestri sagrestano de' SS. Cosma e Damiano, con licenza di me Don Carlo Ciera, Parroco di S. Giuseppe Maggiore di Napoli ha interrogato Baldassare Domenico de Selijs figlio del quondam Carlo de Selijs, e della quondam Caterina Basile; e Teresa Maria di Luca figlia di Matteo di Luca e di Anna di Francesco di mia Parrocchia, ambi Napolitani non più casati, ed avuto d'ambidue il mutuo consenso per verba de presenti "Vis et Volo??", l'ho congiunto in Matrimonio nella suddetta Chiesa dei SS. Cosma e Damiano, presenti li testimoni Sig. Filippo di Francesco, Giuseppe di Luca ed Antonio de Seilijs.
A tergo dell'atto vi è il seguente decreto:
Vincentius Ch.a Torrusio Dei et Apostolicae Sedis Gratia Episcopus Caputaquen, ac Eminentissimi, et Domini Cardinalis Capoyciti Zurlo Archiepiscopii Neapolitani cum omnimodo facultare Vicarius Generalis
il resto è indecifrabile...
Predette le cose necessarie, servato il rito del Sacro Concilio Tridentino e decreto Arcivescovile, il reverendo Sig. Don Nicola Silvestri sagrestano de' SS. Cosma e Damiano, con licenza di me Don Carlo Ciera, Parroco di S. Giuseppe Maggiore di Napoli ha interrogato Baldassare Domenico de Selijs figlio del quondam Carlo de Selijs, e della quondam Caterina Basile; e Teresa Maria di Luca figlia di Matteo di Luca e di Anna di Francesco di mia Parrocchia, ambi Napolitani non più casati, ed avuto d'ambidue il mutuo consenso per verba de presenti "Vis et Volo??", l'ho congiunto in Matrimonio nella suddetta Chiesa dei SS. Cosma e Damiano, presenti li testimoni Sig. Filippo di Francesco, Giuseppe di Luca ed Antonio de Seilijs.
A tergo dell'atto vi è il seguente decreto:
Vincentius Ch.a Torrusio Dei et Apostolicae Sedis Gratia Episcopus Caputaquen, ac Eminentissimi, et Domini Cardinalis Capoyciti Zurlo Archiepiscopii Neapolitani cum omnimodo facultare Vicarius Generalis
il resto è indecifrabile...
- Luca.p
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Ciao clandestino, quello che tu hai tentato di trascrivere (solo tentato!) non dovrebbe essere un decreto, ma l'estratto di un atto di matrimonio prodotto in copia da qualcuno, ma la trascrizione è totalmente errata, per cui ti consiglio di postarci la fotografia dell'atto, così possiamo trascriverla e tradurla.
Se non sai come inserire un'immagine, puoi seguire queste istruzioni:
http://www.tuttogenealogia.it/index.php ... pic&t=8439
Se non sai come inserire un'immagine, puoi seguire queste istruzioni:
http://www.tuttogenealogia.it/index.php ... pic&t=8439
- bigtortolo
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- Luca.p
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Sì, forse mi sono fermato alla prima riga dove c'erano abbreviazioni non sciolte e non mi sono invece soffermato a cercare di interpretarle. Tra l'altro ho commesso un doppio errore, perché sono andato direttamente alla trascrizione senza leggere con attenzione il messaggio di clandestino, che diceva non possedere l'originale!
Doppie scuse.
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Ringrazio tutti per l'interessamento.
Poi dò delle informazioni "fondamentali" per inquadrare il problema:
Innanzitutto non ho trascritto io il documento, ma la trascrizione mi è stata inviata via mail dall'archivio diocesano di Napoli. Ho chiesto una copia, ma per il momento non ho avuto risposta.
Lo sposo indicato nel certificato è sempre stato successivamente (così come tutti i suoi discendenti) indicato col cognome D'Esilio. Nel certificato di matrimonio però, veniva indicato come De Selijs, così come suo padre. Particolare interessante è che uno dei testimoni presenti è un certo Antonio De Esilijs. Credo che quest'ultimo fosse un parente dello sposo e quindi il cognome dovesse essere lo stesso, e questa ambiguità nella scrittura del cognome mi fa pensare che chi scrisse il certificato, magari sotto dettatura, commise degli errori.
Ora entriamo nel campo delle ipotesi. Secondo me tali errori nel certificato avranno successivamente provocato per qualche motivo dei problemi a qualcuno dei suoi discendenti. Infatti, nel 1801, viene aggiunto, sul retro del certificato, il decreto in latino.
Tale decreto parla sicuramente del cognome, in quanto sancisce che:
"D. Baldassarre ha sempre avuto come cognome D'Esilio."
Ciò che vorrei capire, traducendo le altri parti del decreto, è se c'è stato un cambio di cognome (quindi il padre di Baldassarre, Carlo, si chiamava effettivamente De Seliijs) oppure si è trattato di un semplice errore. Inoltre mi sembra interessante che a decretare sia il vescovo della Diocesi di Capaccio (Caputaquen): probabilmente è lì che hanno dovuto indagare sulla giusta trascrizione del cognome e quindi gli ascendenti di Baldassarre probabilmente venivano da quella Diocesi.
Poi dò delle informazioni "fondamentali" per inquadrare il problema:
Innanzitutto non ho trascritto io il documento, ma la trascrizione mi è stata inviata via mail dall'archivio diocesano di Napoli. Ho chiesto una copia, ma per il momento non ho avuto risposta.
Lo sposo indicato nel certificato è sempre stato successivamente (così come tutti i suoi discendenti) indicato col cognome D'Esilio. Nel certificato di matrimonio però, veniva indicato come De Selijs, così come suo padre. Particolare interessante è che uno dei testimoni presenti è un certo Antonio De Esilijs. Credo che quest'ultimo fosse un parente dello sposo e quindi il cognome dovesse essere lo stesso, e questa ambiguità nella scrittura del cognome mi fa pensare che chi scrisse il certificato, magari sotto dettatura, commise degli errori.
Ora entriamo nel campo delle ipotesi. Secondo me tali errori nel certificato avranno successivamente provocato per qualche motivo dei problemi a qualcuno dei suoi discendenti. Infatti, nel 1801, viene aggiunto, sul retro del certificato, il decreto in latino.
Tale decreto parla sicuramente del cognome, in quanto sancisce che:
"D. Baldassarre ha sempre avuto come cognome D'Esilio."
Ciò che vorrei capire, traducendo le altri parti del decreto, è se c'è stato un cambio di cognome (quindi il padre di Baldassarre, Carlo, si chiamava effettivamente De Seliijs) oppure si è trattato di un semplice errore. Inoltre mi sembra interessante che a decretare sia il vescovo della Diocesi di Capaccio (Caputaquen): probabilmente è lì che hanno dovuto indagare sulla giusta trascrizione del cognome e quindi gli ascendenti di Baldassarre probabilmente venivano da quella Diocesi.
- Luca.p
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Il concetto di cognome errato è assolutamente moderno, ossia successivo all'istituzione dello stato civile unitario (o al limite di quello napoleonico) per il semplice fatto che prima non esisteva nessuna autoritá che potesse certificare l'esatta forma del nome e cognome di qualcuno. C'è anche da considerare che alcuni parroci avevano il vizio di latinizzare e declinare non solo i nomi, ma anche i cognomi e questo potrebbe essere uno di quei casi. Quindi non siamo in presenza di un "decreto" di cambio cognome, ma di un semplice atto di notorietá con il quale si attesta che quel De Selijs altri non è che D'Esilio.
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La ringrazio per il fondamentale contributo. Dunque all'epoca il cognome era per lo più una sorta di "soprannome" (mi passi il termine) con il quale ci si dichiarava e non era necessario che restasse immutato da una generazione all'altra.
Detto ciò, l'unica cosa che non mi torna é il perché questo certificato di notorietà venga emesso dal vescovo di Capaccio e non da quello di Napoli (dove Baldassarre si é sposato ed é morto) e perché venga emesso nel 1801,ossia 15 anni dopo la morte dello stesso. Chi poteva avere interesse a tale certificato a tanti anni dalla morte?
Detto ciò, l'unica cosa che non mi torna é il perché questo certificato di notorietà venga emesso dal vescovo di Capaccio e non da quello di Napoli (dove Baldassarre si é sposato ed é morto) e perché venga emesso nel 1801,ossia 15 anni dopo la morte dello stesso. Chi poteva avere interesse a tale certificato a tanti anni dalla morte?
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No, il cognome è sempre stato inteso, come l'intendiamo noi, ad identificare la famiglia, tanto è vero che si tramandava da padre e figlio (secondo l'uso romano). Ma la sua "considerazione" era relativa ai vari "scribi" che lo registravano (parroci, cancellieri, notai, avvocati, doganieri etc etc).clandestino ha scritto:Dunque all'epoca il cognome era per lo più una sorta di "soprannome" (mi passi il termine) con il quale ci si dichiarava e non era necessario che restasse immutato da una generazione all'altra.
Sono con l'istituzione dell'anagrafe del regno (1871 se non erro) i cognomi vennero "fossilizzati": chi veniva registrato con quel cognome (errato o meno) si teneva il cognome, a meno che non avesse fatto una pratica di variazione.
Un esempio: prima di quella data trovavi Borghese, Borghesi, Borghesa, Borgesio...tutti appartenenti alla stessa famiglia.
Oppure Rosso, de Rossi, Rubeus, Rubeo, Rossa (riferita a donne).
Un de Putey, venne italianizzato del Pozzo... e così via
Io non mi fermerei a cercare il motivo per cui è stato chiamato in un modo invece di un altro, risalendo nei secoli ne ritroverai a bizzeffe di queste variazioni, soprattutto se il cognome non aveva un senso comune (più erano "strani" e più li storpiavano). Io mi dedicherei a capire da dove ha avuto origine.
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Ok, ora la situazione "cognome" mi è più chiara e ti ringrazio per questo.
Ciò che quindi resta interessante è il motivo per cui il riconoscimento viene decretato dal Vescovo di Capaccio e non da quello di Napoli. Può significare che fu fatto un controllo nei registri di quella parrocchia? Nel decreto in latino, all'inizio c'è una frase, probabilmente abbreviata, che dice:
"hasce Nras Lras inspecturis" che, pur non essendo un latinista, mi sembra un abbreviazione di "hasce Nostras Lecturas inspecturis" e che, con una traduzione forse un po' intuitiva, potrebbe significare "in seguito all'indagine nelle nostre letture".
Quindi, è queste sono solo le mie ipotesi, si è forse dovuto controllare qualcosa nei registri della Diocesi di Capaccio. Io non ho il certificato di battesimo di Baldassarre, che però nel decreto matrimoniale è indicato come "napolitano". Potrebbe però essere nato nella Diocesi di Capaccio ed essere comunque considerato napoletano? Oppure magari derivante da Capaccio era il padre Carlo?
Sono comunque in attesa di risposta dall'archivio diocesano per una copia del documento... anche perchè ho pagato 20 euro per la ricerca!
Ciò che quindi resta interessante è il motivo per cui il riconoscimento viene decretato dal Vescovo di Capaccio e non da quello di Napoli. Può significare che fu fatto un controllo nei registri di quella parrocchia? Nel decreto in latino, all'inizio c'è una frase, probabilmente abbreviata, che dice:
"hasce Nras Lras inspecturis" che, pur non essendo un latinista, mi sembra un abbreviazione di "hasce Nostras Lecturas inspecturis" e che, con una traduzione forse un po' intuitiva, potrebbe significare "in seguito all'indagine nelle nostre letture".
Quindi, è queste sono solo le mie ipotesi, si è forse dovuto controllare qualcosa nei registri della Diocesi di Capaccio. Io non ho il certificato di battesimo di Baldassarre, che però nel decreto matrimoniale è indicato come "napolitano". Potrebbe però essere nato nella Diocesi di Capaccio ed essere comunque considerato napoletano? Oppure magari derivante da Capaccio era il padre Carlo?
Sono comunque in attesa di risposta dall'archivio diocesano per una copia del documento... anche perchè ho pagato 20 euro per la ricerca!