Mi nasce una curiosità: secondo voi è da intendersi come accuditrice della propria casa, e quindi casalinga, oppure era una professione praticata presso le abitazioni altrui? Tenete conto che il documento è un atto di nascita del 1806, e Chiara Trovò è la madre, quindi si parla di una donna vissuta tra la fine del 1700 e l'inizio del 1800, il marito contadino, provincia di Padova.
Non considererei così alla lettera la distinzione tra condizione e professione.
Direi piuttosto che, nel periodo napoleonico, era "obbligatorio" attribuire ad ognuno una professione e non una "condizione". Era un modo per dare dignità sociale alla "condizione" di ognuno. Ad ogni modo è meglio cercare il senso della frase nel contesto, cioè negli Atti precedenti e successivi redatti dallo stesso scrivano. Se ci sono troppe "Colf", sarà evidente che si tratta di casalinghe.
Nell'atto di matrimonio della mia bisnonna di Sansepolcro (AR) - anno 1890 - si dice che "serve a casa", dove risiede assieme alla madre vedova. Evidentemente non poteva essere una domestica a casa propria.
Sono Giulia e svolgo le mie ricerche qui: Isernia, Napoli, Caserta, Gaeta, Palermo, Messina, Roma, Firenze, Arezzo, Isola d'Elba, Perugia, Macerata, Ancona, Milano, Como, Bergamo, Lugano/Svizzera, Pirano/Istria
Nella mia zona, alessandrino, la casalinga veniva semplicemente definita come "donna di casa", mentre se prestava servizio in casa altrui, veniva chiamata "serva"
Effettivamente nella stessa pagina da cui ho estratto l'immagine ci sono altri tre atti di nascita, e tutte le madri erano "accuditrici di casa". Quindi evidentemente si tratta di casalinghe.