Anche un discendente di emigranti mi ha confermato che la vita di chi arrivava in Brasile era veramente "estrema".
Ad ogni famiglia veniva assegnato un pezzo di terra senza nulla. Doveva essere disboscato, arato, sistemato. Ci si doveva costruire la casa e tutto quello che serviva.
La propaganda che il Brasile faceva in Italia per fare arrivare manodopera prospettava il paradiso...
La calma è la virtù dei forti, la pazienza dei genealogisti... - Gianluca
....e invece era un inferno.
C'era chi si vendeva tutto e poi partiva anche con la famiglia ma non solo per il Brasile. Anche l'Argentina veniva prospettata come una terra ricca dove si facavano soldi a palate e poi gli Stati Uniti intesa come l'America. Si diceva anche: "Ha trovato l'America...". Proprio ieri pomeriggio c'era un programma sulla 7 dove si parlava della California alla metà dell'ottocento quando si sparse la voce che si trovava l'oro. Arrivarono a centinaia di migliaia da tutto il mondo ed erano convinti che l'oro si trovasse per le strade.......
La propaganda che il Brasile faceva in Italia per fare arrivare manodopera prospettava il paradiso
è vero quello che dice Gianlu, tanto che gli emigranti erano diventati solo un immenso business per gli armatori navali al punto che trasformavano in tutta fretta navi mercantili in navi passeggeri, e spesso succedeva che i poveri emigranti erano costretti in stive ancora sporche di carbone con esalazioni che si può ben immaginare. La propaganda li tempestava di manifesti colorati con immagini di gente felice che prendeva il sole in sdraio sui ponti!!
Per chi vuole conoscere la storia della grande emigrazione raccontata dai propri emigranti, vi segnalo il belissimo libro "Merica! Merica! – Emigrazione e Colonizzazione nelle Lettere dei Contadini Veneti in America Latina 1876-1902" del prof. Emilio Franzina (Università di Verona). È una raccolta di lettere selezionate, annotate e commentate dall’autore.
A parer mio, una delle lettere più commovente é quella di Bortolo Rosolen. Emigrò con la numerosa famiglia (totale di 21 persone). Dalla ricerca effettuata su libri della Hospedaria de Imigrantes (la banca dati non era ancora disponibile on line) ho trovato l’arrivo a San Paolo (12 gennaio 1889). Due mesi dopo (9 maggio 1889) lui scrisse “...che dopo pocchi giorni si amalò tutti i figli e anche le donne, e noi che ne abbiamo condotto 11 figli nell’America ora sono rimasti com 5 e gli altri li abbiamo perduti lascio a lei considerare qualle e quanta fu nostra disperazione ....” .
Dalla ricerca nella Hospedaria de Imigrantes ho scoperto anche che la famiglia di mio nonno paterno e quella di Rosolen (che probabilmente non si conoscevano) hanno fatto insieme la traversata dell’Oceano. Mio nonno aveva allora meno di 3 anni di età. È venuto, poco tempo dopo la morte del padre in Italia, con la madre (vedova) e 6 fratelli, il più vecchio con l’età di 18 anni.